Debutta a Bologna in prima nazionale la nuova creazione di Angélica Liddell, “Caridad”: un appassionato e implacabile rituale di liberazione
Caridad, la nuova creazione di Angélica Liddell, artista potente e visionaria, debutta in prima nazionale al Teatro Arena del Sole di Bologna sabato 15 e domenica 16 aprile – uniche date italiane.
La drammaturga, autrice, regista e performer spagnola, personalità unica nel panorama europeo e mondiale, torna in Italia con questa nuova e appassionante opera dopo Liebestod – considerato dalla critica fra i migliori spettacoli stranieri della scorsa stagione. Presentato per la prima volta al Festival Temporada Alta di Girona a ottobre 2022, Caridad è una coproduzione internazionale di Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Caridad: un appassionato e implacabile rituale di liberazione
Angélica Liddell è sempre stata disposta a sfidare il pubblico e testare i propri limiti; ecco perché in questo nuovo lavoro si chiede fino a che punto può aspettarsi compassione assoluta come artista o possa esprimersi libera da scandali e repressioni che rischiano di condizionare la sua voce artistica.
In Caridad, appassionato e implacabile rituale di liberazione, l’artista spagnola mette in scena tabù e provocazioni, ovvero il suo mondo nel quale sono frequenti le azioni estreme - dall’autolesionismo alla masturbazione, ma in cui la provocazione non è mai fine a se stessa e il teatro diventa un rituale di libertà.
Diviso in 9 capitoli, Caridad richiama i testi sacri – il Vangelo di Matteo, per riflettere sul male e sulla possibilità del perdono. Lo spettacolo attraversa i temi della vendetta, del crimine e del peccato, per indagare la virtù della carità, considerata più importante sia della fede che della speranza: un “apogeo dell’amore” che conduce “ad abbracciare gli assassini” , la compassione come segno di amore e maturità.
Il pubblico si confronta con il concetto di progresso sociale, misurabile, secondo l’artista, sulla base del grado di atrocità che siamo capaci di perdonare.
Afferma la Liddell: "...La carità è la più controversa delle virtù teologiche, perché deve dare asilo all'omicida, redimire lo stupratore e sprecare il suo latte con gli anziani. La carità, così, ci solleva un conflitto morale: ci chiede di amare al di sopra della legge. Come virtù è indubbiamente superiore alla fede e anche alla speranza. E anche questa è arte. [...] Questo nuovo spettacolo esplora questi concetti, che sono essenziali per l'essere umano. E anche i limiti che ogni società e cultura stabilisce rispetto alla carità, limiti che, in molti casi, possono essere misurati attraverso l'espressione artistica. La figura della carità serve anche a esprimere, secondo ogni artista, il livello di repressione e di scandalo che la società può tollerare, nonché la sua maturità o capacità di compassione..."
Per l’artista spagnola arte e crimine provengono da una stessa matrice originaria, l’”irrazionale”, e agiscono fuori da ogni legge e regola, nel segno della libertà; afferma infatti che: “se accettiamo il fatto della libertà dobbiamo accettare il fatto dell’arte e del male. Il crimine, l’arte e l’amore rappresentano l’impotenza della ragione”. Il crimine e il male vengono legittimati e sublimati in scena non per provocare o destare scandalo, ma per “derubare la realtà ed elevarla a mito”, ovvero quello che per l’artista è lo spazio del riconoscimento, conducendo a una profonda riflessione sul senso della punizione e della condanna.
Caridad nasce proprio dall’esigenza di equiparare l’arte al crimine, per difenderla nella prospettiva filosofica di Bataille: la Liddell dice di chiedere pietà per l’arte, in un mondo in cui la poesia non esiste, in un mondo in cui abbiamo dimenticato cos'è l'arte, per questo utilizza storie di criminali.
La poetica della Liddell: tra sacro e profano
Artista degli eccessi e dalla creatività vertiginosa ed estrema, personalità eclettica e anticonvenzionale, Angélica Liddell, già Leone d’argento alla Biennale di Venezia nel 2013, si distingue per i suoi spettacoli carnali, anticonvenzionali, provocatori e a volte scioccanti. Nei lavori della Liddell, originaria di Figueras – città di Salvador Dalì, sacro e profano coesistono per cercare di “…rivelare, con l’estetica, una parte dell’anima umana”.
La sua poetica è forte e visionaria, caratterizzata da elementi mitologici, spirituali e materici.
Il suo è un teatro carnale, viscerale, passionale, colto e furente, attraverso il quale cerca di cogliere la bellezza tragica, il dolore, l’amore – perché solo con l’amore è possibile accettare la morte. I suoi spettacoli sono “rituali dell’angoscia, di tutto quello che devi nascondere nella quotidianità”, come lei stessa dichiarò in una delle sue prime apparizioni in Italia.
In un’intervista la Liddell ha affermato che di fatto da quando ha iniziato il suo percorso artistico sta costruendo un unico grande spettacolo lungo una vita, ogni sua opera è un capitolo che ha a che fare con le sue ossessioni, i suoi desideri: deve appagare un bisogno vitale di raccontare una storia per non morire, come in “Mille e una notte”. Sente forte il bisogno di raccontare, di raccontarsi, di trasferire la sua guerra interna in uno spazio estetico.
Come afferma: “Il teatro non significa niente. Non mi piace il teatro, inteso così, come teatro. Non ci vado nemmeno. Le arti viventi mi annoiano. Ciò che ha senso per me è la ricerca della bellezza e la liberazione dei demoni interni. Sono interessata al rituale. Non cerco scandalo o provocazione, come la stampa. Cerco, come Annie Ernaux, il rischio spirituale”.